27-06-2017/15:39:14 Centro Studi
RICETTA DEMATERIALIZZATA, nel Lazio intoppi e ritardi

 

 ticket sanitariDOCTOR -33 -Di Mauro Miserendino L'allarme viene dai quotidiani romani. Dal 4 maggio, cioè dacché nel Lazio è entrata in vigore la ricetta dematerializzata per prenotare esami e visite specialistiche - per i farmaci c'è ormai da tempo - i pazienti hanno difficoltà a ottenere molte prestazioni, specie da strutture pubbliche e universitarie. Per uno stesso codice nosologico, le dizioni e i codici del cosiddetto "catalogo", l'ex nomenclatore della Regione, non combaciano con quelle sedimentate negli anni nei vari istituti. Paradossalmente. I medici di famiglia con i loro software hanno dizioni aggiornate, le strutture ospedaliere no. «La frequenza degli intoppi è abbastanza grave, come Fimmg la stiamo monitorando, anche se per ora più che statistiche possiamo offrire dati "a spanne". E questi dati dicono che un 30-35% delle nostre prescrizioni di test e visite ed altre prestazioni non va a buon fine subito», afferma Giampiero Pirro responsabile comunicazione Fimmg Lazio.
«Le problematiche riscontrate sono almeno di quattro tipi diversi:
• ci sono singole strutture che non accettano la ricetta dematerializzata; il Campus Biomedico sarà pronto a settembre, il problema per il medico di famiglia qui è nel prendere ricetta rossa e penna;
• ci sono diciture che per essere allineate al codice hanno bisogno di essere cambiate, ad esempio nel "catalogo" non è contemplata la visita diabetologica perché semplicemente non esiste una specialità in diabetologia, la strada per esercitare come diabetologi è la medicina interna o l'endocrinologia, e quindi si parla di "visita endocrinologica per diabete o per piede diabetico etc;
•ci sono poi accezioni che non esistono più nei correnti nomenclatori, ma prima erano diffuse
•ci sono presidi che si erano inventati un codice per conto loro così si ritrovano all'improvviso fuori catalogo (penso al codice della "chirurgia dermatologica pediatrica" di un noto ospedale)».
Per Pirro «il "catalogo" ha normalizzato una situazione che era caotica, in cui ogni reparto si faceva la sua dizione e la contrassegnava con l'87.01 della visita specialistica, «ma adesso il povero paziente va nella struttura pubblica e questa non è pronta a ricevere l'indicazione del medico di famiglia. Il problema si verifica perché, a fronte di un Re-Cup o centro unico di prenotazione centralizzato che accoglie il 25% delle richieste di visite specialistiche e, basandosi sui codici del "catalogo" le manda a buon fine, un altro 70-75% delle impegnative passa per i Cup periferici delle Asl e degli ospedali che invece non si sono adeguati».
Fimmg ha attivato una centrale di segnalazione con la Regione, «e siamo in grado di segnalare i problemi in tempo reale, ma la Regione deve intervenire (in autunno si aggiungeranno le vaccinazioni obbligatorie e le problematiche ad esse legate, ndr) e anche presto. Tra l'altro, prestazioni chiave come la terapia anticoagulante orale sono per il momento sparite dal nomenclatore. Qualcuno un po' per ridere dice che se la Regione con delibera non si facesse più carico delle prestazioni fuori nomenclatore in un mese tutti si allineerebbero. Io credo solo che la questione è statisticamente importante (ampio è anche il numero dei centri che si sono adeguati) e va presa in mano dall'ente Regione».