M.G.F. - Corriere Della Sera Qualche bracciata in piscina, pilates o ginnastica posturale in palestra, una partita di tennis con gli amici. Se fate sport a livello amatoriale non serve il certificato medico, quel foglio sul quale il dottore dichiara che state bene e potete praticare sport. Col "Decreto del Fare" nel 2013 è stato abrogato per chi svolge attività ludico-motorie. Allora perché palestre e piscine continuano a chiederlo? Spesso, al fondo della questione, ci possono essere semplicemente ragioni assicurative: i responsabili della struttura si vogliono tutelare. Questo però non significa che esista un obbligo. Secondo la normativa in vigore, infatti, il certificato è obbligatorio per l'attività "non agonistica". E tuttavia un po' di confusione rimane, tanto che lo stesso Ministero della Salute è intervenuto più volte per fare chiarezza. Nel 2014 le "Linee guida di indirizzo in materia di certificati medici per l'attività sportiva non agonistica" hanno specificato chi deve fare il certificato, ovvero gli alunni che svolgono attività fisico-sportive parascolastiche, organizzate cioè dalle scuole al di fuori dall'orario di lezione; chi partecipa ai giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale e coloro che fanno sport presso società affiliate alle Federazioni sportive nazionali e al Coni. Quest'ultimo punto, però, è rimasto ancora nebuloso. Racconta Pierluigi Bartoletti, vicesegretario nazionale della Fimmg, Federazione dei medici di medicina generale: «Ad alcuni miei assistiti, che giocano a bridge a livello amatoriale, hanno chiesto il certificato medico, essendo associati a una federazione che fa capo al Coni». Dopo aver ricevuto numerose richieste di chiarimenti, nel 2015 il Ministero ha pubblicato una nota esplicativa delle Linee guida, in cui si specifica, tra l'altro, che per "coloro" s'intendono le "persone fisiche tesserate" e ha chiesto al Coni di limitare l'obbligo di certificazione ai "tesserati che svolgono attività sportive regolamentate" ed esonerare i tesserati "che svolgono attività sportive che non comportano impegno fisico" e quelli che "non svolgono alcuna attività sportiva". A giugno dell'anno scorso il Coni ha chiarito che, oltre ai tesserati non praticanti, non devono fare il certificato coloro che svolgono queste attività: tiro a segno, tiro a volo, tiro con l'arco, tiro dinamico sportivo, biliardo, bocce (eccetto volo di tiro veloce), bowling, bridge, dama, scacchi, golf, pesca sportiva di superficie, curling, giochi con aerei e barche telecomandate. L'obbligo di presentare il certificato c'è solo per i tesserati che fanno attività sportive regolamentate. Ma che cosa significa concretamente? «Se ci si iscrive in palestra o si fa nuoto libero in piscina, il discrimine tra l'obbligo di presentare il certificato medico oppure no dipende dal posto dove si pratica lo sport - spiega Attilio Turchetta, responsabile dell'unità operativa di medicina dello sport all'Ospedale Bambino Gesù di Roma - . Bisogna farlo se la struttura è affiliata al Coni, non serve se non lo è». Per ottenere il rilascio del certificato, quando è obbligatorio, sono necessari l'anamnesi e l'esame obiettivo (la visita) con misurazione della pressione e un elettrocardiogramma (ecg)a riposo effettuato almeno una volta nella vita. Diverse strutture, però, chiedono un ecg recente. «Le linee guida del Ministero specificano che basta quello pregresso» chiarisce Turchetta. Se si cambia piscina o palestra occorre rifarlo? «Personalmente - risponde il pediatra - consiglio sempre di dare una copia alla società sportiva esibendo l'originale come prova, in modo da poterlo utilizzare in futuro».
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